Il futuro delle Sale della Comunità

Se c’è una categoria che rischia di uscire profondamente segnata dalla Pandemia è quella del settore dello spettacolo. Tra questi ci sono, anche in diocesi di Como, una serie di piccole sale della comunità (di cui in questa pagina vi diamo un piccolo assaggio) che guardano al futuro con grande incertezza. Il rischio è che il loro operato e, soprattutto, la loro funzione aggregativa e comunitaria sia compromessa, almeno nel medio periodo, dalle future disposizioni necessarie alla riapertura.

Cinema Excelsior di Sondrio

Lo scorso 23 febbraio andava in scena l’ultimo spettacolo al cinema Excelsior di Sondrio, prima del grande lockdown che ha coinvolto tutta Italia. Dalla sera di quel giorno il cinema è stato chiuso, ed insieme ad esso, tanti altri luoghi di cultura. «I primi giorni, come tutti credo – spiega Fabio Benvenuti, volontario del cinema Excelsior – abbiamo avuto l’illusione di poter riaprire; solo a metà marzo abbiamo capito che per mesi non avremmo riaperto. Ora non c’è ancora niente di ufficiale, ma al 99% non ripartiremo a settembre. Qualcuno dice per Natale, qualcuno dice quando non ci sarà più un contagio». Questo è stato il triste e inevitabile destino di numerosi cinema, teatri, musei, biblioteche e di altri luoghi di diffusione artistica e culturale. Nonostante questo periodo di inattività per lo storico centro culturale, che vanta il primato di essere una realtà unica in provincia, i volontari si stanno muovendo per organizzare delle iniziative realizzabili secondo le direttive, in modo da proporre delle alternative valide al pubblico: «Le normative non prevedono ancora nulla – racconta Fabio – ma ci piacerebbe organizzare il cinema sotto le stelle per il periodo estivo. Vorremmo programmare 5 o 6 weekend con film che non siamo riusciti a proiettare durante l’anno, oppure che sono piaciuti molto, come “Il traditore di Bellocchio” che lo scorso venerdì ha vinto il David di Donatello 2020». Un’altra iniziativa in via di definizione per l’Excelsior riguarda l’adesione al circuto “MioCinema”. Sale e streaming seppelliscono l’ascia di guerra e si
accordano per la prima volta, favorendo una distribuzione di film in rete durante l’emergenza. Promossa da MYmovies, Lucky Red e Circuito Cinema, “MioCinema” vuole essere un punto di riferimento per il pubblico del cinema di qualità e lavorare insieme alle sale ad un sistema che ribadisca il ruolo centrale del cinema come punto di riferimento sociale e culturale sul territorio. Tramite l’universo digitale il cinema d’autore si rende disponibile nelle case di tutti per una visione virtualmente collettiva, consolidando il rapporto tra spettatori e sala cinematografica. «In realtà a livello economico non ci entra quasi niente – spiega sempre Fabio – però è un modo per mostrare che ci siamo e per mantenere vivo l’interesse. Di contro il pubblico avrà una serie di film nuovi tra cui scegliere, che non trova da nessun’altra parte». Le perdite a livello economico sono significative, considerati il mancato incasso degli ingressi e le quote di spesa fissa. I finanziamenti per i lavori di rinnovamento della sala, progetto in corso da prima del coronavirus, si sono fermati, ma la ristrutturazione partirà regolarmente fra pochi giorni. Le rassegne che erano in corso al momento della chiusura probabilmente verranno interrotte, ma verranno rimborsati gli abbonamenti per quegli spettacoli saltati. «Per settembre avremo una sala nuova e ci faremo trovare pronti per quando potremo riaprire» conclude Fabio Benvenuti.
Elena Quadrio (Il Settimanale nr. 20)

Cinema Victoria di Chiavenna

Quali sono state per il Cineteatro Victoria di Chiavenna le conseguenze economiche e gestionali derivanti dalla chisura dell’attività? «Essendo il cinema interamente gestito da volontari, come la maggior parte delle SdC, dal punto di vista economico non siamo stati colpiti in modo eccessivo, quantomeno nel breve periodo. I mancati introiti, infatti, avranno come conseguenza mancanza di fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria del cinema, per il rinnovo delle attrezzature, che sono sempre in continua evoluzione. Ciò avrà certamente ripercussioni in futuro. Sicuramente va sottolineato come la situazione peggiore da questo punto di vista la stanno passando i piccoli cinema a gestione familiare».
Le ricadute della chisura non sono meramente economiche ma culturali e, persino, educative. Ci sono iniziative particolari a cui avete rinunciato a causa del Covid? Cosa rappresenta il vostro fermo per il territorio? «Secondo noi, oltre al ruolo di formazione culturale ed educativa, il cinema ha un altro importantissimo aspetto, quello di aggregare le persone. In questo periodo avevamo in programma diverse iniziative “straordinarie” quali diversi interventi di un esperto di cinema e comunicazione durante i film del ciclo d’essai, nonché il ciclo de La Grande Arte al Cinema, entrambi con un connotato marcatamente educativo. Ma anche il rinunciare al semplice film per bambini o ragazzi, al loro entusiasmo, forse rappresenta la rinuncia più grande. Per questo motivo, all’inizio di questa emergenza abbiamo provato a coinvolgerli chiedendo loro di mandarci qualche disegno sulla loro esperienza al nostro cinema, con la promessa che tra i primi film ce ne sarà uno tutto per loro. La chiusura ha causato una perdita per tutta la comunità e, in particolare, per quelle fasce più “deboli” quali bambini e anziani».
Il vostro pubblico come ha reagito? C’è “fame” di cinema? «Con responsabilità, era un gesto doveroso e necessario vista l’emergenza in corso. Sicuramente c’è la voglia di tornare in sala, di assaporare un film di qualità insieme».
Alcuni cinema in Italia hanno messo seriamente in dubbio la possibilità di ripartire, viste anche le misure di distanziamento sociale da garantire. Come vedete i prossimi mesi? «Il desiderio di ripartire c’è, ma prima è necessario attendere le decisioni del governo, per capire quali saranno le misure e la loro applicabilità. Le dimensioni della sala sono modeste, chiaramente se la riduzione dei posti sarà eccessiva, una riapertura potrà essere problematica. Ma ancor di più, come già detto in precedenza, il rischio è che venga a mancare la sua funzione aggregante, vanificandone di fatto la riapertura. Ci stiamo comunque organizzando per proporre delle attività in attesa della riapertura». I volontari del Cineteatro Victoria di Chiavenna (Il Settimanale nr. 20)