Fede e web

Chi sono gli «influencer» cattolici

«Personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing». Per cominciare a parlare di influencer cattolici ti documenti andando a leggere – online, ovviamente – sul vocabolario Treccani la definizione di influencer, e subito ti viene in mente Chiara Ferragni: qualcuno i cui pochi riferimenti pubblici alla fede sono o negativi (come per la decisione di non battezzare il figlio) o dissacranti (come nell’immagine in cui è ritratta come la santa patrona degli influencer) o involontari (come quelli dei cronisti che, abbagliati dal matrimonio-evento, l’hanno descritta «all’arrivo in chiesa» per nozze invece civili).

Poi ti ricordi che al tema «La fede dei giovani e i loro influencer sui social network» è stata dedicata di recente una ricerca, promossa da Aleteia (ne ha parlato su Avvenire Gigio Rancilio il 26 ottobre). Vi risulta che tra gli influencer dei giovani digitali interessati alla religione il primo è papa Francesco, il secondo Paulo Coelho e il terzo il Dalai Lama. Va da sé che per accedere a questa classifica bisogna spogliare la definizione di influencerdal riferimento al consumo di beni, che invece vi riveste un ruolo centrale, a meno di non estendere tale concetto ai beni spirituali. Di conseguenza, occorre sostituire al concetto di “consumo” quello di “godimento”. E bisogna anche prescindere dal fatto che un influencer è un soggetto la cui popolarità si diffonde a partire dalla sua attività in Rete (come blogger e youtuber e come titolare di account sui social network) e non semplicemente attraverso la Rete.

Allora ti rivolgi proprio al Papa, che in effetti ha detto sull’argomento qualcosa di memorabile: rivolgendosi proprio ai giovani, durante la recente Gmg a Panama, ha individuato in Maria di Nazaret l’influencer cui affidarsi per orientare i comportamenti e scelte. Allontanandosi definitivamente dall’origine del termine e dal suo contesto: «Senza dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia». Vale perciò la pena tentare di chiudere il cerchio e vedere, proprio a partire da Maria, con quale termometro misurare i tanti “influencer cattolici” che quotidianamente possiamo incontrare attraverso la Rete.

Per prima cosa – lo dice esplicitamente il Papa – un influencer cattolico è uno, o una, che stando online dice sì a Dio e alle sue promesse. Ha udito una chiamata ed è partito per l’ambiente digitale nella prospettiva di rispondere, anche (ma non solo) in questo modo, a quella chiamata. In secondo luogo è una o uno che custodisce, «meditandole nel suo cuore», le «cose» dello Spirito che vive. Parrebbe in contraddizione con la dimensione pubblica dell’influencer, ma non lo è, se diventa criterio di selezione delle parole e delle immagini che vengono postate.

Infine, è una persona che ci dice di fare quel che dice Gesù: ovvero, riesce a tenere la Parola di Dio come riferimento diretto dei contenuti che propone o dei giudizi che offre sui contenuti altrui. In sintesi: è chi si lascia utilizzare in Rete «nell’ambito delle strategie di comunicazione» del Signore. Ci sarà qualche figura che, in questo, eccelle. Ma ognuno di noi, anche se i suoi fan su Facebook si contano a decine e non a milioni, può fare la sua parte.

– Don Fabio Rosini. Il prete senza Whatsapp «star» involontaria con il Vangelo domenicale (Graziella Melina)
– Giovanni Scifoni. Quanto si ride togliendo la polvere dai santi (Danilo Poggio)
– Chiara Amirante. Con le «parole di luce» una presenza che il cielo sopra Instagram (Stefania Careddu)